Love addiction

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“..nella vita sarai madre di maschi, sposa di maschi, amante di maschi e comunque sarai sempre raccontata da maschi”.. (Frankie HI_NRG, l’avvio)

Uomini e donne di ogni epoca e di ogni contesto culturale sono stati “stregati” e scossi dalla forza irresistibile dell’amore che può arrivare nelle nostre vite improvvisamente o in modo graduale dandoci così il tempo di adattarci alla sua piacevole presenza. L’amore scuote la nostra esistenza, attraverso diverse sfaccettature e connotazioni, che vanno dall’amore ossessivo a quello appassionato, dall’infatuazione al colpo di fulmine. Se quindi è ormai riconosciuto che l’Amare è un bisogno naturale che investe indistintamente  il genere umano, è  vero anche che ancora oggi sono principalmente le donne ad affrontare le problematiche che riguardano la coppia amorosa.

Possiamo dire con certezza che la dipendenza affettiva si tinge ancora di rosa!. Ma cosa impedisce agli uomini ad accettare di avere un problema di coppia e di intraprendere un percorso di cura e di benessere? Diverse sono le variabili che entrano in gioco e molteplici sono le dinamiche d’intreccio tra loro.

In particolare alcune di esse, hanno origine nella storia personale e transgenerazionale del soggetto altre invece, si inscrivono nel contesto socio culturale d’appartenenza. Non a caso permane ancora oggi l’idea che la donna sia “biologicamente predisposta” al sacrificio e che la sua capacità di rinunciare a sé è culturalmente  più “digeribile”  e “digerita” rispetto all’uomo che, per antichi e strutturati stereotipi sociali, deve dimostrare sempre un virilità esasperata. Inoltre trai due sessi c’è un evidente differenza di funzionamento psichico che porta l’uomo e la donna ad affrontare i traumi psicologici in modo differente.

L’uomo di fronte ad un evento emotivamente intenso ed impattante tende ad a difendersi psicologicamente dalla prevaricazione subite grazie soprattutto all’attivazione del meccanismo di difesa dell’identificazione proiettiva con l’attore artefice delle violenze inflitte. In questo modo assumendosi così il ruolo del carnefice si proteggerà dalla sofferenza di essere nella posizione svantaggiosa della vittima. La donna, invece, tende generalmente a ricercare in età adulta dinamiche interpersonali e sistemiche e disfunzionali che sono state fonti di grande sofferenza psicologica subite nell’infanzia come tentativo illusorio di controllo e di riscatto personale.

 

 

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