“Non capisco cosa mi sta succedendo, sono sempre stata un caterpillar!” dice la ragazza, riferendosi alla sua forza, alla sua resistenza e tenacia.
Caterpillar, come gli enormi mezzi da cantiere. Ma le macchine non sentono, possono solo lanciare piccoli segnali d’allarme, spie luminose per richiamare l’attenzione su ciò che succede dentro. Non importa quanto grande e profondo sia ciò che sta succedendo nel motore, il segnale è comunque piccolo. Finché il gigante di metallo si arresta, non funziona più.
Fuor di metafora, nella vita psichica rischiamo di avanzare determinati, spinti dalla forza di volontà, da un carattere forte, dall’illusione di essere indistruttibili. Non entriamo così in contatto con il mistero che abbiamo dentro, con la nostra meravigliosa fragilità. Ci perdiamo il senso. Per questo Psiche a volte ci ferma. Inizia dandoci qualche timido gentile segnale. Se la ignoriamo, però, il motore si inceppa e ci blocchiamo. Possono arrivare attacchi di panico, depressione, accidia e indolenza, regressioni in vecchie dipendenze, e chi più ne ha più ne metta.
Proviamo invece a fermarci, a contemplare la nostra fragilità.
Potremmo forse riconoscerci e scoprire che quell’essere strisciante (infimo e umile, e quindi legato alla Terra) in cui ci identifichiamo a volte, è un altro tipo di caterpillar, un bruco. E noi abbiamo solo bisogno di un bozzolo, di pazienza, di saper lasciar andare una vecchia forma di noi, per divenire farfalla.