Lettera aperta all’Esselunga

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Cari creativi dell’agenzia di pubblicità New York Small che hanno ideato lo spot di Esselunga, volevo complimentarmi e farvi una proposta.

So che non era nel vostro intento, ma il fatto di aver portato l’opinione pubblica a riflettere su una realtà che riguarda due matrimoni su quattro, e quindi a un numero altissimo di bambini e ragazzi, ha dato l’opportunità di far emergere allo scoperto, come quando si somministra un test proiettivo, il proprio vissuto, i propri pregiudizi perché cosa vede ognuno di noi in quello spot è proprio lo specchio di chi siamo, non si scappa.

Eh si, cari miei, non è che stiamo messi tanto bene: c’è chi si sente giudicato, chi si sente colpevolizzato, chi si identifica con la bambina, chi si sente compreso, chi si sente accettato, chi si accorge di essere ben lontano da quel sistema famigliare e magari lo vorrebbe, chi si ritrova, chi se la prende con le donne, chi condanna, chi disprezza e così via.

Allora succede che grazie a tutte queste polemiche, forse finalmente a tavola si parla di come stiamo e magari qualcuno fa come me che, reduce dalla seconda separazione, mostra lo spot al figlio per vedere che effetto gli fa e testare una volta ancora il suo vissuto a riguardo.

Chissà magari tanti bambini prenderanno il coraggio di dire delle cose ai genitori, a tutti i genitori, non solo quelli separati.

La pandemia di cui non si parla è quella della solitudine e riguarda tutti i tipi di famiglie: perché anche le famiglie in cui si vive insieme non è che le cose vadano poi meglio.

E capiamo bene perché per molte donne sia difficile denunciare e scappare da realtà violente se dopo la padella della relazione che vorrebbero o dovrebbero interrompere poi c’è la brace sociale, per non dire il rogo, che leggiamo un po’ ovunque grazie al vostro spot.

Cari creativi, avete avuto successo perché come capita spesso involontariamente nel vostro mondo, avete intercettato le questioni emotive che abitano i contesti sociali e grazie a questo colpo di genio Esselunga gode di una pubblicità integrativa pazzesca a costo zero.

Allora ho una proposta per ripagarci del fatto che tutti stiamo contribuendo alla strategia pubblicitaria in linea con le idee promozionali portate avanti da Esselunga.

Abbiamo bisogno di campagne informative che creino una cultura dell’individuazione psicologica che coltivi nuovi paradigmi e modelli relativi al “sapersi separare in consapevolezza”.
Ne abbiamo bisogno perché questo sarebbe il ruolo della comunità: essere pompiere e non piromane.
Ne hanno bisogno i bambini per non sentire anche il peso dello stigma sociale.
Ne hanno bisogno gli adulti per affrontare le questioni prima che esplodano.

Allora, visto che già con i buoni Esselunga Scuola e Sport vi occupate delle aree educative carenti del nostro paese, perché non ne fate altri, con gli extra profitti derivanti da questa campagna, per permettere di andare da un professionista delle relazioni d’aiuto come un pedagogista, un’ostetrica, un consulente di coppia?

Si lo so che il bonus psicologo è già stato fatto ma non basta.
E ancora.
Rendete quella pesca un simbolo.
Così come una donna può chiedere aiuto mostrando due dita di una mano, fate in modo che con il disegno di una pesca possa fare altrettanto un bambino e ci sia qualcuno pronto ad accoglierlo.
Perché con la pesca la bambina voleva dire qualcosa, giusto?
Bene, il prossimo spot fateci sapere cosa si sono detti.

P.S. Mio figlio dice che il vostro cortometraggio serve a far capire che la pesca è buona.

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