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Poi se vediamo una donna senza un uomo la definiamo “sola”, se non abbiamo un uomo ci definiamo “sole” e mettiamo in dubbio il nostro valore.
Dunque se non abbiamo un uomo siamo sole e reiette oppure se ci teniamo quello che abbiamo siamo dipendenti…quel che è certo che è colpa nostra se siamo sentimentalmente infelici.
E allora ci mettiamo in gioco, facciamo corsi di evoluzione personale, andiamo dallo psicologo, facciamo meditazione e le costellazioni familiari sugli uomini delle ultime 48 generazioni, ci mettiamo a dieta, andiamo dal chirurgo plastico, facciamo corsi di tantra, nella speranza che tutti questi sforzi ci portino a scovarlo, come un tesoro, l’uomo giusto che porrà fine al nostro eterno sentirci “sbagliate”, “fuori posto” e soprattutto maledettamente sole e sfigate.
Se vediamo una donna decisa, autonoma e determinata, diciamo che ” ha le palle”.
Se viaggia da sola le chiediamo se non ha paura e se non guida di notte o in autostrada o non ha un conto corrente personale ci sembra tutto sommato normale.
Se decide di non accudire un famigliare che l’ha vessata per tutta la vita, la giudichiamo cattiva e commentiamo “ma è sempre tuo padre”.
Ci sembra pacifico che non abbia un lavoro o non sia in grado di mantenersi.
Normale se al primo figlio si licenzia: “che vai a lavorare a fare se poi lo stipendio lo devi dare alla babysitter. È più conveniente se stai a casa”.
Che se invecchia o ingrassa è la prima cosa che notiamo.
Se resta incinta, abortisce nell’umiliazione e nel disprezzo: si è voluta divertire, e ora che ne paghi il prezzo.
Che se non fa figli è una donna si ma non fino in fondo.
E se è arrabbiata è perché è mestruata o forse suo marito non l’ha “castigata” abbastanza ieri notte.
Diciamo che la colpa è dei genitori ma stiamo pensando che sia delle madri, che in Italia si sa che i padri sono assenti giustificati, che loro lavorano.
Quindi in buona sostanza ci sarebbero donne che crescono figli che uccidono donne e figlie che non sanno dire “no”.
Insegnanti, in prevalenza numerica di sesso femminile, che non educano a scuola.
In pratica la colpa è ancora delle donne.
Che’ già lavorano meno degli uomini, guadagnano pure meno e devono dipendere economicamente dagli uomini, facessero almeno il loro lavoro di genitori e insegnanti.
Sono tanti i modi con cui viene tolto ad una donna il diritto di avere una vita.
Se vogliamo cambiare qualcosa, iniziamo da un po’ di sana autocritica e facciamo più attenzione al linguaggio che utilizziamo.
Come diceva Montanelli, i figli sono i figli del tempo in cui nascono.
E pure gli adulti, aggiungerei.