Mamma, papà, vi presento il Sig. Mal di Pancia!

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“Questa mattina, durante l’intervallo, sentivo la pancia farmi malissimo. Non ce la facevo più! L’ho detto alla maestra, lei mi ha risposto che sarebbe passato, ma io stavo proprio male… il mio mal di pancia è davvero forte!”

Andrea ha 8 anni, è un bambino simpatico, un gran chiacchierone, mentre giochiamo mi racconta di questo suo mal di pancia.

“mmm.. ti ricordi un po’ di questo mal di pancia?”

“Certo! Mi viene spesso.”

“E quello di stamattina ricordi com’era?”

“Sì!”

Ne approfitto e mi faccio raccontare la situazione e la sua sensazione. Mantenendo la modalità di gioco gli chiedo di sdraiarsi, chiudere gli occhi ed ascoltare le sue sensazioni. Dopo avergli ripetuto ciò che mi ha appena descritto, aggiungo:

“Ora prova ad ascoltare bene la tua pancia… quella sensazione di caldo, di stritolamento e persino di puntura…. ascoltala bene… ora fai un gran respiro e preparati, quando butterai fuori l’aria uscirà anche quella sensazione. Pffff… Eccolo! Il tuo mal di pancia è lì di fronte a te!”

Quando riapre gli occhi Andrea si mette subito al lavoro, ride, disegna e colora, quando finisce la sua opera la ritagliamo insieme e la mettiamo sul divano al suo posto.

“Eccoci Andrea, oggi come paziente abbiamo il mal di pancia e tu sei il mio assistente…mmm, a me sembra abbia tante cose da dirci, cosa possiamo chiedergli?”

“Come si chiama?” mi risponde un po’ titubante.

… inizia così un gran lavoro teatrale di Andrea in cui assume sia la parte dell’assistente terapeuta sia del paziente.

Di fronte a noi c’è “Il Signor Mal di Pancia”. È un ragazzino alto come Andrea con dei super muscoli, mentre ci parla continua ad allenarsi sollevando pesi. Indossa una maglietta bianca, dei pantaloncini neri, su cui sono attaccati degli spilli ed è tutto rosso: emana un gran calore!

“Ma tu che ci fai nella pancia? Come mai vieni?” Chiede Andrea -assistente.

“Arrivo perché ci sono brutti pensieri. Arrivo come sfogo.” Risponde Andrea -paziente

“Sì, ma tu fai davvero male”

“Io non sono affatto cattivo, arrivo perché è il mio compito, quando ci sono i pensieri compaio io, così non ci si pensa più!”

“Ma quando arrivi stai in un posto preciso o ti sposti?”

“Dipende… se il pensiero è tanto brutto allora mi posso moltiplicare… così le persone mi sentono meglio!”

“Mm… Andrea.” intervengo io “Che ne dici se gli chiedessimo quali possono essere i pensieri?”

“Va bene!” mi risponde, per poi rivolgersi al Sig. Mal di Pancia “Quali sono i pensieri?”

“Tipo che gli amici non vogliono giocare con un bambino perché non è bravo a scuola. Oppure che potrebbe succedere qualcosa alla mamma di un bambino mentre lui è a scuola lontano da lei. Allora arrivo io, con i miei super muscoli, i miei spilli ed il mio super calore: il bambino non ci pensa più e sta a casa con la mamma!”

“Sono pensieri che fanno davvero paura.” dico ad Andrea.

 

Attraverso quest’esperienza protetta di autorivelazione, Andrea per la prima volta svela la propria paura del rifiuto e abbandono. Il disegno e la teatralizzazione fungono da strumento di simbolizzazione del sintomo esternalizzandolo. Questo ci consente un’osservazione e un confronto diretto, ma meno spaventoso, con quello che è il suo mondo interno. Diamo voce, giocando e teatralizzandolo, al suo sintomo che ha davvero molto da dirci!

 

Andrea è divertito, continua il suo doppio lavoro teatrale e mi chiede di far entrare mamma e papà, vuole mostrare anche a loro chi abbiamo incontrato oggi:

“Mamma, papà, vi presento il Sig. Mal di Pancia!”

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