Mi piace lavorare in gruppo, tanto, anzi no, tantissimo.
Del gruppo si tende a pensare che sia un luogo meno protetto del setting individuale, un posto dove si rischia il giudizio e chissà quali esperienze di vergogna, ed invece accade esattamente il contrario.
Nasciamo in un gruppo e sebbene i primi tempi abbiamo bisogno di un rapporto stretto con la madre, percepiamo della presenza di un campo più esteso e ne beneficiamo nella misura in cui esso è supportivo o meno .
Quando siamo in una relazione, ad esempio di coppia, siamo comunque in gruppo perchè l’interazione è influenzata dalle reciproche esperienze nei propri gruppi a partire da quello famigliare.
Le sofferenze, tutte, rimandano al contesto in cui viviamo e di solito maggiore è l’isolamento ed il senso di solitudine, più grave è la sintomatologia che riportiamo.
La vita ci vuole individui capaci di stare nel gruppo, perchè questa è la condizione di noi esseri umani: quello di appartenere ad una progenie.
Aprirsi ad un percorso di gruppo è quindi necessario per contattare quelle parti di noi che emergono per fisiologia quando siamo in una dimensione gruppale e che invece si celano maggiormente quando sperimentiamo la dimensione a due dove il terapeuta non ha la possibilità di osservare come interagiamo con gli altri se non per i nostri racconti o per le modalità con cui trasferiamo su di lui i nostri vissuti. Non che non sia importante, ma la dinamica si attua in modo completamente diverso nel gruppo dove le nostre maschere emergono in maniera molto simile alla realtà quotidiana.
Ma i motivi per cui amo lavorare in gruppo e propongo ai miei pazienti di passare attraverso questa esperienza sono anche riferibili alle grandi risorse che il gruppo offre
Il gruppo crea un campo di sostegno, perché le conquiste di ognuno si trasferiscono nel campo, così il beneficio di uno può essere il beneficio di tutti.
Il gruppo è di sostegno sia per il paziente che per il terapeuta fungendo da testimone e da memoria storica del cammino di trasformazione di ognuno, terapeuta incluso.
Questo aspetto di custodia gli uni degli altri, autorizza esplorazioni ed esperienze creative che nel campo individuale sarebbero molto più difficili da far emergere e da autorizzarsi.
Il gruppo per sua fisiologia ti mette in contatto con ciò che sei e ti permette di osservare quella parte di te in uno spazio in cui quello che provi è condivisibile e per tanto non appare così estraneo nè irreale come quando siamo soli e pensiamo che sia impossibile che noi siamo quella persona lì, soprattutto se emerge un lato potente e di luce di noi.
Nel gruppo osserviamo il nostro carattere perché emergono tutte le abitudini e i comportamenti automatici che utilizziamo per nasconderci dagli altri: come reagiscono i nostri compagni di viaggio? Che cosa comportano le nostre strategie?
Giovedi scorso è partito un nuovo gruppo di Psicoterapia che ho chiamato #ILDISARMODELCUORE.
E’ sempre incredibile l’incanto che provo al termine di un gruppo specie al primo appuntamento di un lungo percorso: vedere otto sconosciuti che dopo un’ora e mezza escono dalla stanza con volti sorridenti e rilassati, persino ricaricati e già pieni di #gratitudine gli uni per gli altri.
Credo che questi vissuti siano la semplice e fisiologica conseguenza del fatto dell’essere sopravvissuti al primo gruppo e di aver toccato con mano che tutto ciò che si temeva non aveva lontanamente a che fare con ciò che poi è accaduto.
Ma soprattutto che ciò che è successo nel gruppo ci subito dimostrato i limiti angusti in cui viviamo.
Il gruppo crea spazio e nello spazio torna il respiro, un senso di possibilità che ci mette in contatto con la speranza.
Questo è ciò che intendo per muovere il primo passo verso noi stessi: E’ il coraggio di scoprire che noi non siamo ciò che pensiamo di essere. E quando ne facciamo esperienza, anche solo un piccolo assaggio, niente è più come prima.
Abbiamo preso parola, siamo emersi dalla matrice gruppale e si, siamo nati a noi stessi. Il viaggio di ritorno è cominciato.
Nella foto un bellissimo ricordo di un #Residenziale al mare. Quest’anno vorremmo replicare a Settembre. #Staytuned!
A questo link l’iniziativa di cui parlo in questo post:
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