Te la sei cercata

Reading Time: 2 minutes

“Te la sei voluta”, “Te la sei cercata” , ” Te lo meriti”, “Hai voluto fare di testa tua, ora paghi”, ” Hai voluto fare la figa eh, mo’ so cazzi tua”, ” Tutti ora stanno male per colpa tua e della tua vanità”, ” Sei cattiva ed egoista”. Quante volte una donna si è sentita dire queste parole o le ha intese dal non verbale dei suoi interlocutori?
Dopo “Stai zitta” della nostra amata Michela Murgia, bisognerebbe scrivere il secondo volume dal titolo “Te la sei cercata”.
Le donne che non osano nella vita esprimersi, non si autorizzano a portare nel mondo i propri talenti, di dire la propria opinione, di fare scelte libere, lo fanno per proteggersi da questa fase pressocchè inevitabile: La gogna per essere state se stesse, per averci provato per lo meno.
Tuttora l’errore, il diritto a fare e a sbagliare è trattato con due pesi e due misure.
C’è sempre una certa aspettativa di essere integerrime verso le donne: “da un uomo te lo puoi aspettare, ma da una donna… è più grave”.
“Hai voluto separarti? ecco adesso ne paghi le conseguenze,” “Hai voluto togliere il velo e sfidare le nostre tradizioni, adesso meriti la morte”.
Ecco questa è la risposta a chi si chiede perché nonostante lui è violento, lei non si protegge e resta fino ad essere uccisa:
perché fuori da lì, da quella relazione, le cose possono andare anche peggio: c’è la gogna che ti aspetta, il rifiuto disgustato, l’abbandono, la punizione, financo la morte.
Un tempo c’era il rogo, e oggi le cose non vanno diversamente: sullo stupro nazionale che si è attivato verso un’unica donna, sembrano sentirsi tutti giustificati, nessuno prova a farsi qualche esame di coscienza, nessuno prova orrore per lo Stalking e lo stupro di gruppo a cui tutti, indistintamente per sesso o ceto o orientamento politico, partecipiamo.
Tutti ci sentiamo nel diritto di attaccare, anche dare una sbirciata, una palpatina o a stare semplicemente a guardare mentre lo stupro avviene aspettando che qualcuno intervenga: ma chi?
Chissà cosa vorremmo ottenere, fino a che punto vogliamo arrivare con lei, io me lo sto chiedendo sentendo tanto orrore e preoccupazione anche per me stessa: la decapitazione con esposizione pubblica a testa in giù, lo smembramento del corpo con pezzi lanciati ai maiali, un suicidio: vorrei sapere cosa potrebbe a questo punto placare questa barbarie in cui ci vede tutti agiti da una furia inaudita,
tutti solidali nel dire che è normale che ciò avvenga perché ” #SELECERCATA”.
Nonostante sia sotto gli occhi di tutti, a questo alimento quotidiano della cultura della #Violenzasulledonne sembra non muoversi alcun soccorso, nessuna compassione.
Ecco perché continuerà e andrà sempre peggio.
Ecco perché avremo bisogno di un’altra morta magari uccisa perché nel suo piccolo voleva assomigliarle.
Finché saremo dell’idea che qualcuno meriti Violenza non ne usciremo e nel piccolo come nel grande continueremo ad assistere a deliri che permettono i massacri.
È la cultura della violenza e della guerra.
Noi del Divenire proviamo a portare il nostro piccolo contributo per spegnere l’incendio della Violenza.

Con una conferenza domani sera all’auditorium di Mozzo, ore 20.30
E una serie di workshop gratuiti in presenza e online

 

Lascia un commento