“L’uomo è ciò in cui crede. L’uomo è l’immagine dei suoi pensieri quindi spesso l’uomo diventa quello che crede di essere.”
– Buddha

Facciamo una follia? Ci diamo il permesso di seguire noi stessi piuttosto che arrenderci alla paura del giudizio degli altri? Quante volte ci limitiamo nell’espressione dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti per paura di ferire, di perdere la vicinanza dell’altro?

Al fondo c’è una paura atavica, di cui non siamo sempre consapevoli, che è la paura dell’esclusione. Per noi esseri umani, che viviamo in “tribù” e fondiamo la nostra vita sulla relazione e sull’interdipendenza, sentirci esclusi significa rischiare la nostra stessa vita; certo fuori dalla protezione della caverna non ci sono più le tigri dalle lunghe zanne, ma il nostro cervello rettiliano, che è il più antico ed il primo a svilupparsi, reagisce ad una minaccia, quella di esclusione, con l’obiettivo di proteggerci e preservare la nostra sopravvivenza. Sapere che siamo mossi anche da istinti, può essere d’aiuto nel comprendere e governare questa profondissima paura.

È d’aiuto anche sapere che spesso cadiamo vittime di una modalità di pensiero egocentrica ed interpretativa, per cui attribuiamo agli altri i nostri stessi pensieri ed emozioni, non è così, gli altri non sono nella nostra testa, e ciascuno ha le proprie modalità di funzionamento, che dipendono dalla propria storia. Non dobbiamo provare a cambiare gli altri, al fondo attribuendo loro la responsabilità dei nostri problemi, ma cambiare noi stessi e vedremo la realtà in modo diverso!

La strada è quella della comunicazione onesta, senza proiezioni di nostre ombre sull’altra persona, che, come uno specchio, ci sta offrendo un grande servizio, aiutandoci a conoscerci, a chiarire i nostri bisogni, e reciprocamente a distinguere, cogliere ed accogliere le sue istanze. Solo comprendendo ed aprendoci alle cose così come sono, emerge la soluzione dei nostri problemi e delle nostre infelicità.