Come impediamo ai bambini di mostrarci come si sentono

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È importante fare in modo che i bambini si sentano sufficientemente al sicuro da mostrarsi così come sono e da condividere con noi le loro emozioni e le loro esperienze, senza il timore che le nostre reazioni suscitano in loro un senso di umiliazione e vergogna, oppure di paura o terrore. In tal modo, avremo la possibilità di raggiungere una comprensione più completa dei bambini. Se, invece, non si sentono al sicuro nel manifestare emozioni e stati d’animo, i nostri figli non potranno mostrarci chi sono davvero.

Facciamo un esempio. Se una madre fa vergognare il figlio per la paura che prova – di stare da solo, del buio, di affrontare una situazione come una festa – il bambino non le farà più sapere quando proverà ansia. Per questa madre, quindi, sarà molto più difficile capire davvero il figlio. La conseguenza è che il bambino si ritrova a dover gestire da solo le proprie emozioni. Da lì si innesca un effetto valanga. Quando viene assalito dall’ansia in previsione della cosa che gli fa paura, il bambino è restio a rivelare alla madre il suo vero stato d’animo. Ciò significa che viene lasciato solo ad affrontare la situazione, il che spesso non fa che acuire la sua ansia. A questo punto il bambino si rifiuterà di affrontare la situazione che teme e potrebbe fingere di stare male o fare le bizze. La mamma interpreta questi comportamenti come segno di ribellione e lo punisce, senza mai accorgersi di quello che in realtà sta avvenendo dentro di lui. Il senso della vergogna è un potente ostacolo all’atto di comprendere i nostri figli e nelle relazioni in genere. Si può indurre un senso di vergogna in maniera diretta, con frasi sprezzanti che, se abbinate alla rabbia, possono arrivare a mortificare il bambino. Ma la vergogna può essere indotta anche in maniera indiretta. Questo può avvenire, ad esempio, quando il bambino prova emozioni intense e non ci sintonizziamo col suo stato d’animo. Tutto ciò alimenta oltre che la vergogna, un senso profondo di inadeguatezza perché egli penserà che in lui qualcosa non va.

L’obiettivo della sintonizzazione non è tenerli nella bambagia ma aiutarli a comprendersi a loro volta per imparare a gestire le proprie emozioni

Quando ignoriamo o diamo poca importanza alle emozioni del bambino oppure lo facciamo vergognare di provarle o gliene facciamo una colpa, gli impediamo di mostrarci chi è.

Daniel J. Siegel, Tina Payne Bryson

 

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