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Chi cade non si rialza mai a mani vuote

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Chi cade non si rialza mai a mani vuote
(Aglaya Dateshidze)

Siamo ossessionati dall’idea del fallimento, della brutta figura, metaforicamente dall’inciampo. Lo siamo perché ci siamo fatti l’idea che se accade qualcosa nella nostra vita che viviamo come “caduta”, significa mostrare al mondo intero la nostra pochezza e il nostro disvalore. La scivolata sulla buccia di banana fa ridere perché ci permette di rilassare una tensione. Quale tensione? La tensione legata allo sforzo di camminare bene, di mostrarci sulla passerella della vita perfetti e sicuri di noi. E magari rigidi, sospettosi, ipervigili, seriosi e pieni della nostra importanza. Insomma, la caduta sulla buccia di banana, ci rende improvvisamente ridicoli. Il Bluff si disvela. E questo, per l’appunto, è consolatorio. Ridiamo per il sollievo che proviamo: è successo a te e non a me, per fortuna!

Innamorarsi, in inglese, si traduce con la parola Fall in Love, cioè “cadere nell’amore”. Buffo se ci pensate, no? Per amare bisogna saper cadere quindi. Mi chiedo se può valere anche il contrario: una vita senza cadute è una vita senza amore?

La vita con le sue sincronicita-buccedibanana, ci impone per fortuna qualche scivolata. Al di là del fatto che battere il sedere per terra fa male, quando sei a terra ritrovi un contatto con te. La mente si risveglia e stoppa il pensiero in cui è costantemente immersa e che ci ipnotizza e ci allontana dalla dimensione presente. La caduta, dopo un breve shock, ci permette una pausa. Un arresto che ci invita a ricollocarci nel momento presente. Che, si chiama così perché con le sue rivelazioni è sempre un dono.

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