Vedere il film C’È ANCORA DOMANI” della Cortellesi è stato come fare un tuffo nel mio passato.

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Vedere il film “C’È ANCORA DOMANI” della Cortellesi è stato come fare un tuffo nel mio passato.
Per quanto sia nata all’inizio degli anni settanta la mia realtà familiare era molto simile: mio padre era solito dire “quando il buon dio ha distribuito i cervelli, tua madre era al cesso” e a noi figli ci definiva “cambiali”. Si riferiva spesso a me come “cùl alèger” ( culo allegro) per chiamarmi. Solo crescendo, scoprendo la sua “passione” per le donne, ho capito che il suo riferimento fosse di tipo sessuale.
La sua arroganza si vedeva anche nel cambiare sistematicamente il nome alle persone: io ad esempio ho scoperto solo all’appello del primo giorno della prima elementare che il nome registrato all’anagrafe era Gloria e non Elvi, diminutivo di Elvira (nome di una delle sue amanti).
Quando esprimevo un parere mi diceva spesso che erano tutte cazzate.
Diversamente dalla trama del film, non ho ricevuto sostegno nella mia volontà di studiare da parte delle donne anzi, mia nonna quando mi vedeva sgobbare commentava sbuffando con un “chi vuole apparire, deve soffrire”, come se quello di voler studiare ed emanciparmi fosse un peccato di vanità.
Per anni mi sono vergognata delle mie origini familiari e ieri sera mi sono accorta dell’immenso valore del cammino che avevo fatto perchè mi sentivo anni luce da quella “mitologia” anzi, provavo moltissima tenerezza per tutti quanti ( che la regista ha saputo esprimere con la musica, come a segnalare che è sempre possibile una trascendenza).
Ora voglio raccontare questi aspetti e renderli pubblici non per vanto ma perché credo che sia importante testimoniare che sì, è possibile riscrivere la nostra storia, sentire di poterci radicare e prendere forza da essa, perché è dal guarire le ferite prodotte da quel contesto che nascono i nostri talenti, emerge la nostra essenza.
I potenziali livelli di lettura di questo capolavoro sono tanti, ma quello che per me è centrale è proprio il tema della vergogna vista in tutte le sue manifestazioni, in quelle del ritiro nelle donne e in quelle violente da parte degli uomini.
Costruire il proprio valore, camminare la propria libertà di essere ciò che si è e di superare i destini e i copioni familiari è una scelta che è disponibile per tutti, per cui c’è sempre e ancora, domani.
Vale per tutti, uomini e donne.
È tempo di allearci, è tempo di chiudere con il passato.
Grazie Paola Cortellesi.

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