Debora, Stefania, Massimiliano, Filippo e Francesco sono anni che si incontrano tutti i martedì sera per il gruppo di psicoterapia. È un gruppo semi-aperto: negli anni si sono susseguiti diversi ingressi, chi ha condiviso più tempo con il gruppo e chi meno, e altrettante uscite. Tanti hanno salutato il gruppo separandosene con la consapevolezza e la gratitudine di quanto condiviso, appreso e attraversato insieme, portatori di un grande cambiamento che ha investito se stessi e gli altri.
Il gruppo e le sue dinamiche sono in continua evoluzione, passaggi da una fase all’altra, a volte più matura, altre invece di regressione o particolare fatica. In questi su e giù, come nelle montagne russe, sono presenti dei binari, che portano a una meta: il desiderato cambiamento. Quest’ultimo è un processo complesso che si realizza grazie a fattori terapeutici preziosi, unici e peculiari di un percorso di gruppo, in continuo dialogo tra di loro.
Inizialmente il gruppo nascente era caratterizzato da uno stato di dipendenza dalla terapeuta, di passività e dalla sensazione di soffrire di un dolore incomprensibile agli occhi degli altri, via via si è invece aperta la strada a una fase in cui si sente forte il sentimento del “Noi”.
Questo percorso ha permesso di scoprire che le proprie sofferenze, dapprima ritenute senza eguali, hanno tanto da spartire con i vissuti degli altri, tante delle proprie esperienze emotive trovano convalida in quelle altrui: “Ah, ma anche tu ti senti così? pensavo di essere l’unico”, è una delle frasi che più volte riecheggia nella stanza.
Inoltre è capitato spesso che a turno i membri del gruppo si siano fatti portavoce di quanto sia importante la condivisione dei piccoli e grandi progressi e successi della propria quotidianità, infondendo a ciascuno quel senso di speranza del “ce la si può fare” che, come dice Stefania, “È difficile sentirlo così forte altrove”.
Altrettanto faticoso è trovare un luogo al di fuori del gruppo dove si possa vivere appieno l’esperienza del dare e del ricevere, cogliendola nella sua essenza. Si impara ad essere autenticamente altruisti, nel senso di poter essere di reale beneficio agli altri godendone in prima persona, e anche a saper ricevere l’aiuto e il sostegno altrui. Massimiliano, durante una seduta, riporta come questo sentire sia “un toccasana: non hai idea della botta di autostima che mi da saper essere di reale aiuto a voi, date valore a quel che dico, mi ascoltate e io ho imparato a fare lo stesso”.
Un altro aspetto che interagisce significativamente con gli altri elementi tessendo le fila di un processo così unico, prezioso e produttivo come la terapia di gruppo viene più volte espresso nel gruppo come quella sensazione di “fare esercizio di socializzazione”. Ecco un breve, ma significativo scambio di gruppo; Francesco racconta: “Con voi sto imparando ad ascoltare, ma anche a comunicare, a capire come entrare in relazione con gli altri senza sentirmi un elefante in un negozio di cristalli”, Filippo: “Sai che hai ragione, non ti dico che sono diventato cuor di leone, ma sperimentando qui ho preso coraggio nel confrontarmi maggiormente anche con le persone del mondo reale, mi butto di più, con meno timore del “sacro” responso dell’altro” e Debora continua: “ O quanto meno, almeno parlo per me, sto più nel qui ed ora, nella reazione reale della persona in quel momento, senza farmi già un preconcetto di quel che ritengo pensi, tutto sommato le relazioni vanno meglio!”.
Questi brevi accenni mostrano come gradualmente nel gruppo è stato possibile riconoscere la fondamentale presenza degli altri e dell’importante funzione che questa comporta per ciascun membro. Si apprende a fronteggiare al meglio la situazione gruppale, la propria realtà, la propria sofferenza, nel su e giù delle montagne russe, dove condivisione e reciprocità diventano la forza per esplorare il proprio mondo interno, le proprie fatiche e promuovere il cambiamento, non più soli, ma con gli altri, guidati da un terapeuta.