Tristezza che scioglie i nodi

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Elogio di un’emozione spesso temuta e allontanata.

Difficile, per il comune pensare, non collocare la tristezza tra le emozioni sgradite. Il principio base di un pensiero più “psico” è quello che di emozioni negative non ne esistano. Sono tutte segnali utili del nostro corpo e, quando autentiche, ci permettono di condurre una vita sana, naturale e coinvolgente. Eppure rimane sempre molto difficile trovare una collocazione di utilità e permettersi di vivere a pieno quelle emozioni ormai sporcate dai pregiudizi culturali, dal colore nero e dalla negatività. Un sentimento che difficilmente ci permettiamo di vivere a fondo è proprio la tristezza.

Perché il colore nero? Perché l’invito a fuggire dalle lacrime? Perché dobbiamo sbrigarci ad uscirne, dobbiamo fare, non bisogna “piangersi addosso”, “su su dai esci! Fai! Muoviti! Ripigliati che ti passa”…

 

Sono fermamente convinto che sia possibile ed arricchente vivere l’esperienza di una tristezza calda, colorata, che ci permetta di sciogliere i nodi e di sentire chi siamo veramente, senza veli e senza nascondimenti.

La tristezza è un’emozione profondamente intima e contemporaneamente quella che crea i legami più stretti e duraturi con gli altri, con le persone care che ci stanno intorno. Provate a pensarci, non sono forse quelle persone con cui avete condiviso un dolore quelle a cui vi sentite più legati? Provate a togliervi dalla testa quel colore nero e pensate a quelle lacrime calde che, bagnando il vostro viso, vi hanno liberato, hanno sciolto tensioni, hanno portato alla luce tesori fatti di affetto, vicinanza, calore, amicizia e amore.

Un “super potere” della tristezza, a mio parere, è quello di saperci mettere di fronte ai nostri limiti, alla necessità di una resa. La tristezza ha un modo accogliente e caloroso di disvelarci i nostri confini: se imparate ad accoglierla e ad ascoltarla con fiducia, senza fretta, senza ansie e blocchi ai dotti lacrimali, sentirete che potrete abbandonarvi ad un abbraccio, ad una resa, ad un mondo senza armi, battaglie, senza pregiudizi e lotte. Potrete sciogliervi, curare le ferite e i buchi di quella tela che è la vostra anima. I buchi verranno rammendati al meglio, rimanendo a monito e ricordo del vostro percorso di crescita. Potrete lasciare andare le parti di voi che non vi servono più, i falsi miti che hanno accompagnato la vostra crescita e il vostro adattamento al mondo. Liberi da tutto ciò vi sentirete a casa, dentro i vostri confini e limiti naturali.

Abbandonate l’illusione di essere superuomini e superdonne, le spinte alla perfezione e al successo, la necessità di essere forti per paura che altrimenti l’altro ci abbandoni e non ci ami più.

Via libera invece ai permessi, al permesso di essere liberi, di essere fragili, di essere sé stessi, di esprimersi, di abbandonarsi, di fermarsi, di arrendersi.

Un elogio simile potrebbe essere dedicato a ciascuna delle sensazioni e dei sentimenti che ci accompagnano nella vita. In questo momento mi premeva farlo per la tristezza. È fondamentale dare spazio a tutte, tutte le sfaccettature emotive della nostra esistenza, perché solo in questo modo possiamo vivere a pieno e realizzarci. È importante ricordarsi che ogni emozione ha uno scopo e un tempo adatto per il suo utilizzo. Scordatevi quelle usate nei ricatti, nei giochi psicologici, quelle che utilizziamo per rimanere intrappolati in schemi e copioni di vita a volte asfissianti. Un’esistenza piena è fatta di emozioni autentiche e, spesso, per arrivarci è necessario intraprendere un percorso di conoscenza, di cura e di terapia.

Per quanto riguarda la crescita emotiva, l’apprendimento della libera circolazione dei sentimenti, il disvelamento di quelli che sono gli schemi disfunzionali che ciascuno di noi ha nell’utilizzare la propria emotività (“emozioni parassite” come le definisce Fanita English) credo che la dimensione del gruppo sia la più potente ed efficace per promuovere un cambiamento e una crescita, soprattutto per chi si riconosce in un atteggiamento coartato e congelato a livello emotivo.