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Ricominciare: bene e perché

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Come psicoterapeuta che lavora quotidianamente con i bambini e le loro famiglie, tocco ogni anno con mano come il mese di settembre sia per eccellenza il mese dell’inizio, il capodanno emotivo che, nella mente dei piccoli, rappresenta lo spartiacque tra la spensieratezza e la leggerezza estive e la ripresa di impegni, ritmi e routine che, volenti o nolenti, sono scanditi in primis dall’inizio della scuola.

Come operatore, ma ancora prima come uomo, credo che la nostra epoca abbia un po’ smarrito il senso dell’attesa e della gradualità, incoraggiando la logica del tutto e subito, al punto che, se in passato le forme di disagio e sofferenza psicologica erano attribuibili ad una mancata accettazione e soddisfazione di desideri e bisogni, oggi, anche grazie all’avvento della tecnologia, sembra che si stia assistendo, all’opposto, ad uno smarrimento di limiti e confini, soprattutto in tema di stimoli offerti ai più piccoli. Tale logica sembra dominare anche ciò che ci attendiamo dai più piccoli. Siamo pervasi dall’ansia della corsa e della competizione, dalla convinzione che, per sopravvivere in una società di squali, i nostri bambini debbano imparare a parlare, leggere e scrivere in fretta e prima degli altri, pena il rischio di trovarsi esclusi e sconfitti. In questo modo non apprezziamo i nostri bambini nel loro essenza ed unicità e proviamo un timore che non sembra trovare riscontri nella realtà. Pensiamo ai fondatori di Google, Amazon e Wikipedia: cosa hanno in comune? Hanno tutti frequentato, da bambini, delle scuole montessoriane, che fanno dei tempi lenti del bambino il proprio cavallo di battaglia. La nostra società della competizione e delle competenze, al contrario, sembra aver prodotto numerosi soggetti frustrati, insicuri e scoraggiati, oltre ad essere caratterizzata da un aumento esponenziale dei disturbi dell’apprendimento e dello sviluppo. Si tratta di natura o della nostra cultura che sembra essere sempre meno –ahimè!- a ritmo d’infanzia?

In tal senso, settembre appare a tutti noi il messe dell’affanno, in cui, come l’equilibrista all’inizio della sua passeggiata sulla fune, cerchiamo di recuperare, non senza fatica, l’equilibrio e ciò è ancora più vero se dobbiamo occuparci anche dell’equilibrio dei nostri piccoli.

Sappiamo ormai bene come per i bambini tutti i cambiamenti, anche quelli che non implicano una novità in senso stretto, ma che consistono nella ripresa di routine interrotte per delle pause, come avviene per la scuola o altre attività, quali sport ed hobbies, debbano avvenire in modo graduale e senza troppe coincidenze o sovrapposizioni, evitando così che vengano travolti da una valanga di impegni con il rischio che si sentano confusi e disorientati, vittime di un sovraccarico di stimoli. Ciò ovviamente è vero quanto più i bambini sono piccoli: con coloro che frequentano la scuola dell’infanzia o i primi anni della scuola primaria, spesso si rivela utile accompagnarli all’abbandono delle piacevolezze dell’estate facendo leva sulle molle dell’immaginazione e della fantasia, ad esempio ricordando loro gli aspetti belli e piacevoli dei luoghi che riprenderanno a frequentare, quali i giochi e le amicizie con i compagni di classe o la relazione gratificante con una maestra particolarmente ben voluta.

Fondamentale è dunque l’attenzione alla preparazione: per i bambini non si tratta solo di riprendere impegni e routine, ma anche di accettare ed elaborare la separazione da chi è stato figura di riferimento durante l’estate, e che con l’avvento dell’autunno sarà sostituito da altri. Pensiamo ad un bimbo che si è goduto per tutta l’estate la presenza della mamma, della nonna o dell’educatore di un centro estivo: dovrà fare la fatica di fidarsi, o di riprendere a fidarsi, di altre figure più o meno nuove. Fondamentale è quindi preparare il bambino alla separazione che avverrà, spiegargliela, affrontarla a piccole dosi, assecondando inizialmente i suoi bisogni di contatto, accogliendo con calma la sua paura e la sua rabbia. “Preparare” un bambino significa fargli percepire maggior controllo e sicurezza, abbassando il senso dell’impotenza e dell’imprevedibilità: tutto ciò rende più facile il distacco, non solo per i bambini ma anche per noi che di loro ci occupiamo.

Adulti e bambini non attribuiscono lo stesso valore al tempo: noi “grandi” siamo costantemente proiettati al futuro, alla progettualità e alla programmazione, perdendoci così di vista il presente, quel presente creativo che è invece il parametro di riferimento per i cuccioli d’uomo. I bambini vivono la dimensione del tempo colorandola con le emozioni che vivono nel presente, nell’attualità dell’istante, e con queste alimentano la propria fantasia e creatività. Anche in quel capodanno emotivo che è il mese di settembre dunque non facciamoci travolgere dalla fretta, continuiamo a fermarci ogni tanto, non smettiamo di godere della bellezza di un tramonto ed impariamo a gustare il profumo legnoso della nuova aria autunnale. Impariamo dai nostri bambini e non smettiamo di sognare, restiamo consapevoli che in ogni momento possiamo stravolgere e cambiare la nostra esistenza: solo così riusciremo – noi e i nostri piccoli- a non essere controllati da un’alienante routine.