MALATTIA E SOFFERENZA-COME- AFFRONTARLE

Malattia e sofferenza: come affrontarle?

Reading Time: 2 minutes

Come si trovano le forze psicofisiche per affrontare una situazione di sofferenza causata da un problema di salute che si prolunga nel tempo e che debilita sia il fisico che la mente.

Un problema di salute associato ad una malattia cronica colpisce sia la persona che i familiari che spesso si trovano impreparati a vivere una situazione che richiede notevoli capacità di adattamento. Questo è particolarmente evidente in tutte quelle malattie che presentano un lungo decorso e che richiedono quella capacità di adattamento psicologico nell’affrontare i cambiamenti fisici legati alla malattia.

Alla sofferenza fisica si associa spesso una sofferenza psicologica che richiede uno spazio e un contenitore dove poter essere elaborata.

Spesso i familiari/caregivers della persona malata si trovano a gestire tutto il carico emotivo del proprio caro, facendo da contenitore al disagio vissuto, con tutte le difficoltà che questo comporta a causa dell’inevitabile coinvolgimento emotivo.

A questo proposito, mi viene in mente Anna, una giovane donna con un tumore al seno che esprime tutto il suo dispiacere e il suo dolore nel vedere la madre soffrire per la sua malattia e la rabbia che prova nel vederla incapace di reagire. Al tempo stesso il suo senso di colpa per non poter fare nulla per aiutarla. Solo quando Anna riesce a rendersi consapevole di queste emozioni dentro di Sé, disidentificandosi da queste, riesce così a mettere anche dei chiari confini nei confronti della madre.

In questo modo Anna riesce ad entrare in relazione con la madre in modo diverso e più autentico imparando ad accettarla nelle sue difficoltà.

Mi viene poi in mente Maria una donna distrutta per il tumore del figlio di 35 anni perché i suoi pensieri  vanno sempre a lui nel corso della giornata, come se si sentisse in colpa nel non pensare costantemente alla sua malattia.

A livello fisico Maria presenta tutta una sintomatologia ansiosa depressiva reattiva che la porta a provare scarso interesse e piacere per qualsiasi cosa che fa, a non voler vedere le amiche e ad avere problemi del sonno.

Il lavoro con Maria è stato quello di aiutarla in primis ad esprimere il proprio dolore e i sensi di colpa, autorizzandola a prendersi dei propri spazi in cui potersi prendere cura di sé. In questo modo Maria riesce a creare uno spazio tra sé e le emozioni di angoscia totalizzanti verso il figlio, ritrovando il piacere di uscire e di vivere la relazione con il figlio in modo meno apprensivo e più supportivo.

Queste situazioni rendono evidenti come, a seconda del tipo e della natura specifica dei legami familiari con la persona malata, risulta più o meno difficile trovare un adeguato sostegno da parte dei familiari perché particolarmente coinvolti e non in grado darci quell’aiuto di cui avremmo bisogno.

Questo aiuto spesso può essere trovato all’esterno della nostra cerchia familiare, in primis nella relazione  che si può istaurare con il medico curante, capace di offrire quella fiducia e quelle speranze fondamentali dopo una diagnosi di malattia. Anche una buona relazione familiare, di coppia e coniugale può essere utile, a patto che venga mantenuta quella “giusta distanza emotiva” per non farsi travolgere ma, al tempo stesso, per non essere eccessivamente distaccati nella relazione.

L’aiuto spesso può arrivare anche da un percorso di supporto psicologico individuale, familiare, di coppia e/o attraverso dei gruppi di auto mutuo aiuto.

Lascia un commento