Se sei infelice vai al cimitero

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Il Cimitero è già uno dei luoghi a più alto tasso di umanità di un qualsiasi altro posto in una città.

Chissà, in futuro si faranno scelte coraggiose come creare parchi con panchine dove restare a chiacchierare e socializzare a partire dalla condivisione delle proprie personali esperienze di perdita, dove portare i bambini a giocare. Ed il loro vociare un sottofondo presente anche ai funerali per ricordarci il ciclo della vita e sentire che si è parte di un tutto connesso. Un modo per integrare la morte nelle vite di tutti e non solo come fatto intimo che coinvolge pochi in un dato momento.

Si faranno iniziative culturali come concerti, letture, laboratori artistici e di scrittura autobiografica, conferenze di filosofia.

Magari le tombe del futuro saranno collegate al profilo social di quella persona.

Altro che luogo di morte, il Cimitero potrebbe essere il luogo della Consapevolezza per eccellenza, un posto dove interrogarsi sulla propria esistenza e trovare spunti di riflessione, risposte, consigli o consolazioni se, come sulla tomba della mia cara amica Cristina Paruta, si trovassero dei testi autobiografici.

Un posto dove andare da soli magari a prendersi un caffè, sapendo di poter contare su qualche chiacchiera di buona qualità.

Per cosa è valsa la pena vivere? Qual’e’ il tuo più grande rammarico? Dialogare con i morti e con la morte dovrebbe essere un esercizio quotidiano per scoprire che la morte non è una nemica ma un’alleata che può aiutarci a trovare una direzione quando ci sentiamo smarriti.

Un luogo dove coltivare la nostra umanità

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