odio verso noi stessi, mancanza di autostima

Riconoscere l’odio che è in noi (per liberarcene)

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Quando chiedo a qualcuno se odia qualcun altro la risposta che ottengo è quasi sempre negativa. La maggior parte dopo avermi chiesto con un certo disgusto dipinto in viso cosa intendo per odio, come se dovessi descrivere un extraterrestre o qualcosa che non hanno mai incontrato nella loro vita, liquidano la questione con un “l’odio non è un sentimento che mi appartiene”.

Ma se domando se abbiano mai provato odio per se stessi, la statistica cambia e quasi tutti con un fare quasi trionfante che non contempla dubbio sulla possibile interpretazione del concetto, ammettono che si, eccome se lo provano.

Come è possibile che queste due attitudini così apparentemente distanti coesistano nello stesso individuo?

Facciamo un passo indietro e vediamo cosa c’è dietro questo sentimento altamente contagioso. Tutti abbiamo esperienza del giudizio, della critica e dell’attacco, del confronto comparativo in negativo con gli altri, del rifiuto a cui sottoponiamo noi stessi quotidianamente, attraverso i nostri pensieri. Per qualcuno questo tipo di pensieri è continuo, ossessivo e occupa gran parte della propria attività interiore.

Perché usiamo tanta violenza verso noi stessi?

La verità è tanto semplice quanto banale: perché ci odiamo. L’odio dunque è la forza motrice che sta dietro alla nostra incessante attività di critica e svalutazione di noi stessi oltre che degli altri.

Esso si origina dall’insensibilità, dalla crudeltà e dall’indifferenza verso chi siamo altrimenti come si spiegherebbe tutta questa violenza rivolta a noi stessi? Noi siamo i nostri primi ed elettivi persecutori. E perché ci sottoponiamo a tutto ciò? Anche questa risposta è banale: ci illudiamo che così facendo ci libereremo da tutte le esperienze che non desideriamo.

Se ci pensiamo bene dietro l’odio c’è il tentativo di rimuovere delle difficoltà, di rifarci di quello che ci ferisce, che ci ostacola o che ci impedisce di ottenere quel che vogliamo. L’odio è un energia per il tramite della quale ci illudiamo di abbattere gli impedimenti per eliminare le delusioni e le fonti di frustrazione.

L’odio è intrinsecamente vendicativo è ha lo scopo illusorio di pareggiare la situazione: vogliamo equilibrare le cose e riteniamo che ciò accadrà solo rimuovendo l’origine della ferita, la fonte della sofferenza e se pensiamo che la fonte di tutti i mali siamo noi ecco gli attacchi continui nei nostri confronti.

Questa logica è sotto gli occhi di tutti sul piano sociale ma io vorrei mantenere l’attenzione sul modo con cui agisce dentro di noi: L’ODIO È UN’ENERGIA CHE SCATENIAMO SU OGNI ESPERIENZA CHE RITENIAMO SIA FONTE DI FRUSTRAZIONE.

Dato che riteniamo un’esperienza riprovevole diciamo a noi stessi: “se questa è la causa della mia infelicità, è mia nemica ed io la cancello!”. Come tentiamo di cancellare ciò che riteniamo essere la causa della nostra infelicità? Semplicemente…odiandola! L’odio è l’energia creata per motivarci ad eliminare il nemico.

Essa ci permette di distruggere perché ci impedisce di sintonizzarci, di provare empatia verso l’altro e lo fa a discapito della nostra sensibilità. Più odiamo e meno siamo consapevoli e più siamo influenzabili e controllabili. Ecco perché questo sentimento può muovere così tante persone all’unisono in pochissimo tempo verso un qualsiasi obiettivo semplicemente definendolo “nemico”.

Qual è l’illusione con cui questa energia ci ipnotizza? Che una volta eliminato il nemico ritroveremo la pace, la tranquillità e tutto andrà bene. E chi non vuole la pace e la tranquillità? Chi non vuole la liberazione? Possiamo non condividere questo desiderio? Il problema è che dietro questo comune desiderio ci sentiamo giustificati a “rimuovere l’ostacolo” no matter what. Ecco quindi ossessionarci per il nemico perché fino a quando non l’avremo eliminato “non avremo pace”.

L’idea per cui se siamo oggetto di un torto siamo giustificati nel desiderio di ferire il prossimo che lo ha causato, punendolo adeguatamente, si è istituzionalizzata nel nostro diritto tanto che è normale e accettato usare espressioni del tipo “non avrò pace finchè non sarà punito adeguatamente”. Ma cosa ci può essere di soddisfacente nel dare a qualcun altro ciò che abbiamo ricevuto in misura uguale o maggiore? Dove sta la soddisfazione nell’uccidere un’altra persona o nel ferirla il più possibile?

La risposta è semplice: è l’odio che lo richiede. E’ lui che viene soddisfatto e nutrito. Esso dice che questa è l’unica via per ritrovare la pace. Se ci pensate, l’odio è la risultante di una visione a senso unico della realtà, tipica di chi non ha accesso alla propria consapevolezza e al proprio potere perché se non siamo in grado di ritrovare la pace finchè l ‘altro non viene punito significa che dipendiamo completamente dall’altro, ne siamo in suo potere.

Ne consegue che l’odio che proviamo per questa persona è una sorta di escamotage per non accorgerci che odiamo noi stessi. Perché se avessimo un po’ di amore e rispetto per noi non consegneremmo il nostro destino nelle mani di qualcuno, non abdicheremmo alla nostra autorità sulla nostra vita in questo modo.

Come facciamo a cessare questa distruttiva attività interiore?

Il primo passo è riconoscere l’odio implicito a tanti atteggiamenti verso noi stessi, in particolare rendendoci consapevoli di come ci rifiutiamo.

Il secondo passo è accorgerci che la consapevolezza dell’odio verso noi stessi può fungere da contenitore per l’odio stesso. Si impara a contenere l’odio esplorandolo il più possibile dall’interno: cerchiamo di conoscerlo, di sentirne l’energia, la forza che lo abita, esploriamo tutti i ricordi a cui si connette a da cui trae giustificazione.

Se osservato in maniera neutra senza giudizi esso rivelerà la sua natura. Capiremo di cosa ha fame questo demone e nutrendolo potremo scoprire la verità profonda di cui è portatore. Una volta accolta, questa verità dissolverà l’energia dell’odio trasmutandosi in pace.

Usciti dal giogo dell’odio ritroveremo il potere a cui stavamo rinunciando, l’amore e la libertà di quando ritorniamo ad essere chi siamo: umani.

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