Premiati quando sbagli, perché stai imparando

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Siamo costantemente impegnati nella critica e nella lamentela e questa attività del pensiero ci infragilisce.

Occorre, invece, recuperare uno sguardo più ampio che, come una madre sufficientemente buona – direbbe Winnicott – sa collocare l’errore o lo sbaglio dentro una cornice più ampia, quella del processo evolutivo di un individuo. Essendo in età adulta, ci pensiamo per dati, per definiti. E questo è l’errore più grande che si possa fare. “Alla tua Età fai ancora queste figure?”. Questo genitore critico e anaffettivo occorre saperlo contenere e vedere per quello che è: un bambino camuffato da adulto che ha costruito un’immagine ideale e inavvicinabile di cosa sia un individuo adulto. È lo stesso che ha creato i Super Eroi, perché è così che gli adulti appaiono ai bambini. Certo, non verrebbe spontaneo a nessuno abbracciare la propria voce critica. Ma se utilizziamo l’immaginazione e un pizzico di ironia, possiamo iniziare ad immaginarci questa bambina un po’ Rottermeyer, un po’ giudice, in piedi su una sedia per non mostrare le gambe corte. Smettere di prendere sul serio questa voce autosabotatrice, abbracciarla come dicevamo, significa entrare in contatto con tutta la vergogna che la abita. Significa scoprire quando ha iniziato a pretendere tantissimo da sé e intravederne le profonde ferite alla propria identità, quando ancora non si era consolidata.

A quel punto sorgerà spontaneo l’atto di togliere quella parte “comandina” di noi dal trespolo, e darle il riconoscimento che aspetta da sempre. Con adulta amorevolezza.

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