Sei piromane o pompiere? Il nostro contributo personale al clima di paranoia

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Minacce e disprezzo non hanno mai fatto passare la paura, soprattutto le più ancestrale come quella di ammalarsi o morire.
Il paradosso della comunicazione attuale è quello di rinforzare e irrobustire la paranoia ottenendo proprio l’opposto di quanto desiderato. Chi aveva paura ne ha ancora di più ancorandosi proprio al fatto che vengono usati toni di minaccia, disprezzo esclusione e così via.
La paura non è mai qualcosa di logico o sensato e quindi nessun argomentazione “razionale” riesce a risolverla.
Essa risiede e intacca le parti del cervello le più primitive e ancestrali che sono deputate alla sopravvivenza della specie e non alla riflessione.
Si potrebbe dire, parafrasando un noto aforisma, che la paura muove forze che la ragione non comprende e a cui non accede.
Ha senso quindi proseguire su questa strada?
La paura è come un combustibile altamente infiammabile quindi. Ce lo dimostrano episodi di cronaca laddove adolescenti, giovani e adulti reagiscono con atti violenti commettendo omicidi o mettendo gravemente a rischio la propria vita.
Quando si parla di “Emergenza Climatica” bisognerebbe includere anche il Clima Emotivo dell’ambiente sociale.
E come per certi eventi atmosferici intensi non esistono luoghi sicuri dove ripararsi, quando la paura si scatena, perché il filtro mentale ” la mia vita è in pericolo “si attiva, non c’è spazio per la relazione, la comprensione, la mediazione o il buon senso, ma solo per la reazione esplosiva immediata che può essere etero o autolesiva.
Ieri riflettevo su un piccolo episodio insignificante ma che può dimostrare il costo sociale delle personali comunicazioni e dare una dimostrazione di quanto vado sostenendo.

Una signora, arrabbiata per aver trovato feci canine scomposte di fronte al suo ingresso, decide di appendere un cartello con una nemmeno tanto mal celata critica a chiunque non si occupi del proprio cane. È certamente comprensibile il disagio e lo sconcerto della signora ma la scelta di curare la propria frustrazione e rabbia appendendo un cartello – che creerà a tutte le persone che passano un pensiero di odio o un senso di disgusto – avrà la conseguenza di nutrire a dismisura l’evento facendolo ricadere su un numero incommensurabilmente più alto di persone che verranno ” inquinate” dalla frustrazione della stessa e che a causa dell’irrigidimento fisico che proveranno passando da casa sua, inizieranno ad averne paura.
Insomma, risultato di questa comunicazione sarà proprio l’opposto di ciò che certamente la signora auspicava: e dai oggi e dai domani, l’episodio riaccadrà esattamente come il piromane non resisterà ad agosto ad accendere un fuoco a causa dei cartelli comunali ” Emergenza Incendi” e l’alcolista ad entrare nel bar che offre ” free shot”.

È comprensibile che la signora imbevuta di comunicazioni di questo tipo a tutti i livelli – da quello istituzionale a quello social – abbia pensato che fosse cosa buona e giusta mettere il cartello.
Magari l’ha postato anche sul suo profilo raccogliendo molti plausi.

Forse è arrivato il tempo di sentirci tutti più responsabili del personale contributo al Clima Emotivo attraverso le comunicazioni che scegliamo di usare.
Insomma, tempo di chiederci che ruolo abbiamo nell’alimentare questo clima di paura.
Siamo piromani o pompieri?

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